Una bella mattina mi alzo grazie all’ennesimo pianto di mia figlia e penso che sia arrivato il momento di andare al supermercato da sola. L’ho deciso io. Sono emozionata. Tu pensa come cambia il mondo. Quando ero piccola ho pianto per Leonardo Di Caprio in Titanic, ho scoperto il fascino di Matthew McConaughey grazie a Cioè e mi sono stupita di quanto fosse diventato un tipo giusto il principe di Bel-Air da Indipendence Day in poi. E’ semplicemente cambiato il mio punto di vista. Le priorità ora sono altre. Per la precisione è una…e strilla.
Nelle prime settimane dopo il parto il mio marito mi ha sgravato dall’andare fisicamente a scegliere i pomodori ramati e la mozzarella al banco frigo, ma ora sento il bisogno di riprendere le redini del gioco. Dopo aver sterilizzato il biberon, allattato, cambiato il pannolino, coperto molto accuratamente l’erede, controllato di aver portato nella borsa almeno un paio di peluche, un biberon, un bavaglino e una quantità di pannolini tale da garantire un cambio sicuro ad almeno tutti i neonati della frazione in cui si trova il centro commerciale, finalmente prendo le chiavi ed apro la portiera dell’auto. Ho già sudato. Imperterrita riesco ad agganciare le cinture di sicurezza dell’ovetto e finalmente parto.
Che meraviglia. In macchina ho caricato anche la culla, non si sa mai, ed ho già indosso il marsupio porta bebè. Non ho mai provato un giubbotto antiproiettile ma immagino che la sensazione di vestibilità sia molto simile. Dopo poco sono già arrivata. La bimba ha gambe e braccia libere, è felice di stare accoccolata a me. Io sono felice di poter guidare un carrello della spesa con entrambe le mani.
Destinazione: reparto gastronomia. Prendo il bigliettino con il numero. Ho tre persone davanti. Poco male. Sembra andare tutto bene. Sembra. Ecco allora che mi si avvicina una signora con un gran sorriso. Ricambio ma capisco presto di aver fatto un grande errore.
“Ma che bell’angioletto…è un maschio o una femmina?”
La domanda mi sembra un po’ strana, ho vestito mia figlia come un Fior di Fragola, ma rispondo comunque con cortesia: “E’ una bimba, si chiama Anna”.
“Ma che bella bambinaaaa…” e intanto allunga una mano per toccarle le manine e il volto.
No. Non ci siamo capite. Tu non tocchi proprio un bel niente. Figuriamoci la mia principessa soprano.
A questo punto, le alternative per sfuggire alle grinfie dell’estranea sono tre:
Spero di aver suggerito preziosi consigli alle neomamme che si trovano in questa antipatica situazione ogni volta che mettono piede fuori casa.
Fatemi sapere se hanno funzionato. Attendo commenti anche nel caso abbiate affinato altre tecniche.
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